Via Rasella (R. II - Trevi) (da via delle Quattro Fontane a via del Traforo)
“È molto probabile che la romana famiglia Rasella abbia dato il nome a questa strada per avervi abitato e posseduto qualche casa” (Rufini - 1847)
Nei pressi di via Rasella si trovavano le "Officinae Minii" dove da pubblicani veniva lavorato il cinabro [1] grezzo importato dalla Spagna.
A ridosso di Palazzo Tittoni [2] (al numero 155), fu fatta scoppiare la bomba[3]che procurò a Roma la strage delle Fosse Ardeatine.
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[1] ) Il Cinabro è Solfuro di Mercurio, da cui si estrae il Mercurio o si utilizza per fabbricare il colore Rosso Vermiglione per la pittura.
[2] ) I Tittoni furono a Roma fra i maggiori mercanti di campagna, ebbero un allevamento di cavalli così come gli altri grossi allevatori: Silvestrelli, Piacentini, Serafini, Senni ed il principe Borghese, di Piombino e il duca Cesarini. A metà del XIX secolo furono queste le razze più stimate. I cavalli erano usati anche e molto spesso per brillare il grano. Terminata la mietitura, i cavalli venivano disposti dentro un recinto e, a 100 passi distante, sopra un'aia battuta, venivano disposte le spighe ritte in piedi, in covoni. Sei cavalli di fronte si lanciavano al galoppo e giravano scalpitando finché la paglia non si staccava dal grano. Il grano, subito dopo ventilato, si ammucchiava e si spediva dentro sacchi a Roma, e la paglia bruciata o trasportata come il grano su barrozze trainate dai buoi. Quei buoi dalle lunghe corna, venuti con le invasioni dei barbari e sconosciuti agli antichi romani che possedevano una razza indigena piccola e di color fulvo dalle piccole corna. Anche dei buoi, le razze migliori erano possedute, nel 1850, dai Rospigliosi, Graziosi, Tittoni, Silvestrini, Dantoni, Senni, Grazioli, Floridi, Serafini, Piacentini, Franceschetti e Rocchi. Mentre dei bufali, naturalizzati da oltre 12 secoli, i maggiori proprietari erano i Rospigliosi, i Cesarini e i Caserta..
[3] ) Dai comunisti (Rosario Bentivegna, Salinari, Pertini, Calamandrei, Amendola, Capponi), che, per non essersi svelati, mandarono a morte 335 persone, (24 marzo 1944) trucidate dai tedeschi alle Fosse Ardeatine. La bomba uccise 33 soldati tedeschi il 23 marzo 1944 e sette civili italiani. La rappresaglia comportò la fucilazione di 335 italiani alle fosse Ardeatine.
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